Stare a casa. Cipriana Mengozzi, psicologa e psicoterapeuta “Continuo ad occuparmi dei miei pazienti”

CAMPI BISENZIO – E’ un periodo molto difficile per tutti e “stare in casa” è una richiesta che ci viene fatta per riuscire a contenere la diffusione di Covid-19. In questa situazione cambiano le nostre città, svuotate, e cambia il nostro comportamento e per molti stare in casa significa trovare nuove difficoltà, per altri contiuare […]

CAMPI BISENZIO – E’ un periodo molto difficile per tutti e “stare in casa” è una richiesta che ci viene fatta per riuscire a contenere la diffusione di Covid-19. In questa situazione cambiano le nostre città, svuotate, e cambia il nostro comportamento e per molti stare in casa significa trovare nuove difficoltà, per altri contiuare a lavorare. Ho incontrato, virtualmente con una videochiamata (che mostro nella foto), Cipriana Mengozzi, psicologa del lavoro e psicoterapeuta e creatrice del Centro MeMe di via Vittorio Veneto 36A.

In condizioni di emergenza sanitaria come questa, cosa significa? Come è cambiata la tua quotidianità?

Stare in casa in questo periodo può avere una doppia valenza: essere una risorsa oppure un problema. Pochi di noi sono abituati a stare così tanto tempo in casa. Nella quotidianità, molto del nostro tempo è solitamente strutturato da altri: dalla scuola, dal datore di lavoro, dagli incontri con amici, compagni, parenti. Una delle cose più difficili quindi ritengo che sia la gestione del tempo durante la giornata e lo scorrere delle settimane. Il questo periodo pochi stanno andando ancora a lavoro. Per chi è forzatamente in casa, la difficoltà è ripensare i rapporti, ridefinire i confini delle relazioni, sia familiari che lavorative. Questi meccanismi di regolazione ovviamente non sono immuni da conflitti. Per quanto riguarda la mia quotidianità, a livello personale sono sempre molto occupata, dato che seguo comunque i miei pazienti e anche le mie aziende, dove mi occupo come sai di sicurezza sul lavoro. Mi sto sperimentando nella forma online, sia come psicoterapeuta che come consulente e psicologa del lavoro. È una sfida, che apre a tante riflessioni su come vivere e interpretare la professione in futuro.

Hai ripreso a svolgere qualche attività abbandonata in passato per mancanza di tempo libero?

È paradossale, ma ho pochissimo tempo libero anche adesso. Dovendo gestire sia la professione di psicologa, sia la mia impresa (agenzia formativa e società di consulenza), spesso sono al videotelefono per le psicoterapie e per le videointerviste a datori di lavoro e/o lavoratori oppure coi miei docenti, per riformulare i corsi di formazione rifacendo tutti i calendari e le disponibilità. Le mie giornate sono quindi, comunque.molto piene. Certo, svolgere il lavoro da casa mi permette di gestire meglio lavatrici, pulizie domestiche, telefonate private ad amici, nonna, zia (che spesso non riesco a chiamare con la calma che vorrei), e mi concedo qualche film in più, di cui sono appassionata. E un’altra cosa. Ho avuto il tempo di rimettere mano al mio abnorme archivio fotografico! Sia le vecchie foto stampate, sia le foto digitali, commuovendomi a ripercorrere quei tratti di vita, in questo momento dove passato, presente e futuro sono legati da un filo sottile che ci sostiene verso la rinascita e il superamento di questa emergenza collettiva.

Hai qualche consiglio da dare per chi resta a casa per come trascorrere il tempo?

Cosa vi piace fare e non avete mai tempo di fare? I consigli, devono essere legati ai desideri delle persone, per essere efficaci. Credo che ognuno di noi abbia in questo momento tempo di riflettere un pochino di più su se stesso e sulle relazioni che vive. Su come stava trascorrendo le sue giornate prima che il mondo si fermasse in modo così brusco. Ti piace dipingere? Dipingi. Ti piace cucinare? Cucina. Ti piace studiare? Studia. Credo anche che all’interno della famiglia questa sia un’occasione per avvicinarsi di più agli hobby degli altri, con curiosità e passione. E magari è un periodo in cui scoprire anche nuovi interessi!

Il tuo è un lavoro importante soprattutto in questo periodo perché ti occupi di comportamenti e di relazioni tra le persone. Sono aumentate le paure e i conflitti?

Elena, questo purtroppo è il rovescio della medaglia. Il contatto stretto è bello, è una risorsa, un’occasione, ma in certi casi può dare adito a discussioni e litigi. Stress, ansia, paura, rabbia sono tutte emozioni lecite e perfettamente normali in questo periodo. Non sono patologiche, dobbiamo accettarle. Purtroppo ad alcuni di noi tocca anche la strada del lutto, della perdita dei propri cari, del dolore. Questa ipersollecitazione emotiva può portarci alla temporanea perdita di equilibrio delle nostre valutazioni e relazioni. Come psicoterapeuta accolgo le emozioni che i miei pazienti vivono in questo difficile momento e cerco di aiutarli a collocarle nella contingenza, a non fare di tutta l’erba un fascio e a circoscrivere ciò che accade. La paura è forte perché questo nemico è sconosciuto, e ancora non conosciamo neanche le armi per combatterlo. Le situazioni cliniche critiche mi preoccupano: le depressioni, le anoressie e bulimia, le violenze domestiche, la gestione dell’handicap, che c’erano prima che entrassimo in questa emergenza, sono le situazioni più a rischio di acuirsi. Cerco di diffondere messaggi positivi, anche attraverso social dal mio profilo e dalla pagine di Centro MeMe, dare consigli, informazioni scientificamente valide, per calmare gli animi e l’aggressività. Strumenti di convivenza pacifica e strumenti che possano arginare l’odio e l’urlo all’untore (vedi sui social quanto le persone si accaniscono contro chi fa una corsa nel parco, perché hanno bisogno di dare la colpa a una persona precisa, per difendersi dall’angoscia). Noi psicologi per primi dobbiamo esserci e aiutare i cittadini a tenere sotto controllo il panico e l’angoscia, per riuscire da convertire queste emozioni in esperienze, riflessioni costruttive e propositi per il futuro.

Cosa ti rimarrà di questa esperienza?

Difficile dire adesso cosa rimarrà di questa esperienza. Di sicuro tanti spunti di riflessione. Come psicoterapeuta mi sono sperimentata nelle terapie online, studiando elementi di psicologia dell’emergenza e i principali strumenti per spostare online il mio lavoro, per poter essere davvero di aiuto ai miei pazienti e alla popolazione, con competenze specifiche. Non solo nel privato, ma anche sui social network. Quindi sicuramente mi rimarranno lo studio e l’approfondimento e la possibilità di utilizzare questi nuovi strumenti e competenze anche quando tutto (speriamo presto!) sarà passato. Nelle aziende multinazionali dove svolgo le mie consulenze di sicurezza e salute lavorativa, la teleconferenza già la usavo nornalmente per lavoro, sono una persona appassionata di smartphone e tecnologia, ma nei rapporti col singolo e nelle terapie è stata un’occasione nuova e proficua di aggiornamento professionale e di confronto coi colleghi. Come persona sono curiosa, studio di tutto e costantemente, mi aggiorno, apro sempre nuovi spazi e interessi. Mi rimarranno le emozioni che ho provato, belle e brutte, come tutti, mi rimarranno i conflitti, le scoperte, le relazioni costruttive, le persone vere con le quali questo periodo mi ha consentito di stringere e solidificare amicizie e collaborazioni e spero presto di poter andare al mare, altro mio grande amore oltre al cinema. Le persone sono sempre il più grande valore della vita. Ed una di queste persone è qui in video di fronte a me, che mi sta intervistando!