Un corso di teatro al tempo del Covid? Aiuta ad affrontare le ricadute psicologiche della pandemia e allevia pigrizia e solitudine

CAMPI BISENZIO – “Un corso di teatro in tempo di Covid? Aiuta ad affrontare le ricadute psicologiche della pandemia, allevia pigrizia e solitudine e ci ricorda quanto sia importante l’incontro con l’altro”: lo dice Manola Nifosì, direttrice della scuola Teatrodante Carlo Monni, l’accademia di arti sceniche dell’omonimo teatro di Campi Bisenzio, gestito da Fondazione Accademia dei Perseveranti, che dall’inizio […]

CAMPI BISENZIO – “Un corso di teatro in tempo di Covid? Aiuta ad affrontare le ricadute psicologiche della pandemia, allevia pigrizia e solitudine e ci ricorda quanto sia importante l’incontro con l’altro”: lo dice Manola Nifosì, direttrice della scuola Teatrodante Carlo Monni, l’accademia di arti sceniche dell’omonimo teatro di Campi Bisenzio, gestito da Fondazione Accademia dei Perseveranti, che dall’inizio dell’emergenza sanitaria non si è fermata un giorno. Per salire a bordo e iscriversi, c’è tempo fino al 19 febbraio (informazioni su www.teatrodante.it/scuola-di-teatro e 055 8940864).  A oggi sono nove i corsi attivi, con 120 partecipanti tra bambini, giovani, adulti e anziani: un risultato ragguardevole, considerato il momento di particolare preoccupazione per i contagi, che la direttrice spiega così: “Fin da subito siamo stati come acqua: ci siamo adattati agli ostacoli per aggirarli. L’obiettivo? Non perdere, neanche nei momenti più complessi, il contatto con la nostra comunità. Che adesso ci sta premiando”.

Nel programma didattico, “Tigrotti della Malaysia” con il docente Luigi Monticelli, fabbrica di teatro per bambini dai 3 ai 5 anni che ricrea un giardino, non solo metaforico, uno spazio per sperdersi nell’avventura, facilitando i bambini a lasciare il mondo reale per calarsi in un mondo di fantasia; la Scuola Triennale Adulti, basata su tre livelli, diretta da Manola Nifosi e Sergio Aguirre (“Grammatica dell’attore”; “L’attore e il personaggio, dal testo all’azione” e “Dalla tecnica alla poetica”); “Vitamina”, con Valentina Cappelletti, dai 5 ai 10 anni, per stare insieme condividendo le proprie emozioni; “Piccoli principi” con Monticelli, e “Capitani coraggiosi”, con Monticelli e Sergio Aguirre, giochi-esercizi fino ai 14 anni che sollecitano i desideri, le emozioni, l’immaginario e la fantasia, elementi fondamentali del linguaggio teatrale, e giocano un ruolo importantissimo sostenendo nel processo di crescita. E ancora: “La compagnia dei giovani”, sopra i 15 anni, viaggio che condurrà alla conoscenza del collettivo e alla presa di coscienza della propria identità espressiva e gestuale, attraverso la tecnica dell’improvvisazione; “Antiossidante”, per “ragazzi over 65” che dà l’opportunità a tutti i partecipanti di prendere parte alla costruzione di uno spettacolo dalla scrittura drammaturgica alla messa in scena, imparando le tecniche base della recitazione. A completamento, i laboratori permanenti, quali “Teatro Urbano di comunità”, per un teatro capace di ispirare nuove leggi di convivenza comunitaria, espressione di una società solidale, e “Officine”, un teatro che sia incontro e scambio tra attori e non attori.           

“Quando la pandemia è iniziata, nel 2020, abbiamo iniziato a lavorare online su piccoli testi, monologhi, frammenti”, racconta la Nifosì, attrice e regista di lungo corso che, con la collaborazione di Sergio Aguirre, gestisce dal 2018 la scuola nata per volontà della direzione artistica del teatro, rappresentata da Andrea Bruno Savelli. E continua: “Appena è stato possibile siamo tornati in presenza. Con l’introduzione del coprifuoco abbiamo spostato le lezioni nel pomeriggio. I saggi sono stati sostituiti da monologhi video montati insieme o da scene realizzate all’aperto. Non ci siamo arresi, e questo ci ha permesso di rappresentare per gli allievi un punto di riferimento da cui si sono sempre sentiti supportati. Non lasciare nessuno da solo è il contributo che abbiamo voluto dare alla città, per questo abbiamo scelto di non abbandonare mai il progetto; ma di provare di volta in volta a trasformarlo. Il risultato? Non appena abbiamo potuto riaprire in sicurezza ragazzi e bambini sono arrivati numerosissimi, insieme agli adulti e agli over 65 che partecipano al laboratorio permanente. Abbiamo allievi da tutta la Piana”.

Per chi sceglie di partecipare ai corsi, realizzati avvalendosi dell’esperienza di Associazione Culurale Centro Iniziative Teatrali, realtà attiva sul territorio di Campi da più di 30 anni, il piacere del teatro non è l’unico beneficio. “Si è creata una sorta di pigrizia, siamo talmente avvezzi a stare a casa che il momento di uscire per vedere uno spettacolo o per incontrare qualcuno, con tutte le complicanze imposte dalla prudenza, diventa una fatica che non tutti hanno voglia di affrontare. Ci siamo disabituati alla socialità. Frequentare la scuola fornisce uno stimolo ulteriore per superare questo senso di immobilità: la voglia di contribuire a un percorso condiviso, e portato avanti insieme”. Una sorta di terapia, quindi? “Esattamente. La situazione che stiamo vivendo ci ha resi più soli e tristi, sta avendo ricadute importanti sulla nostra psiche. Ma lavorare insieme per qualcosa che si ama può essere la cura. Il teatro può funzionare da terapia, e il metodo che utilizziamo, basato sull’accettazione del conflitto e sulla ricerca delle emozioni, è anche un percorso che porta a conoscersi meglio dal punto di vista psicologico”.

Ma non è tutto. “Nei nostri corsi lavoriamo col corpo e non solo con la testa – spiega Manola Nifosì – mettendoci in gioco all’interno di un gruppo. Così si impara ad ascoltare, a muoversi, a trovare il proprio ruolo. Non parlo solamente della relazione tra attori: il teatro è un corpo a corpo anche con lo spettatore. L’attore interagisce con lo spettatore e lo spettatore influisce sull’attore in scena. Quando ci sentiremo più sicuri a livello sanitario il teatro ci aiuterà tanto a ritrovare ciò che abbiamo perso, e cioè la comunicazione non verbale, la comunicazione del corpo, la vicinanza fisica”.

Fondamentale, oltre che mantenere il contatto con la comunità degli iscritti, è stringere il legame con la città, rendendo il teatro parte della quotidianità dei suoi abitanti. “Interagire con la città è sempre stata una prerogativa del Teatrodante Carlo Monni, e per esteso anche della sua scuola. Negli anni abbiamo svolto diverse attività fuori dalle mura del teatro, l’ultima in occasione della Befana: gli attori e le attrici del corso per over 65 hanno chiamato al telefono ai bambini di Campi per far loro gli auguri e raccontare una storia. Un modo per mettere in dialogo diverse generazioni e portare un po’ di magia in questo periodo tetro. Una delle idee per il futuro prossimo, incrociando le dita, è portare i saggi degli allievi all’aperto, nel contesto urbano”.